Mise en espace per l’edizione 2013 della Sagra Musicale Malatestiana di Rimini. Il Teatro Galli come il Palazzo di Atlante per una notte. In teatro, ancora in macerie dall’ultima guerra, come luogo in cui tenere viva l’illusione, e dove celebrare la sua amara dissoluzione. All’ingresso, nell’austero vestibolo, nello spazio centrale tra le alte colonne, sotto i fregi di insegne, armi e trofei bellici, giacciono i corpi dei giovani caduti, esposte le oscene ferite. Lungo le scale monumentali l’eco infinito dell’elenco dei nomi degli eroi.
Al piano secondo, nell’ampia sala dorata del Ridotto, attende l’ensemble dei musicisti, emanazione fisica di un Atlante assente, eppure sempre presente. Alle voci il compito più delicato: quello dell’abbraccio ai simulacri dei giovani eroi-figli donando loro voce e parola. Qui chi canta lo fa in vece di altri: Ruggiero non canta, non canta Bradamante, né Fiordiligi, a farlo per loro sono i solisti che di Bradamante, di Ruggiero e gli altri si prendono cura, fino a consegnare loro respiro, voce, parola, canto.
Ruggiero, Prasildo, Bradamante, Iroldo, Marfisa, Orlando, Ferraù… di loro rimane solo il nome, il triste e luttuoso elenco dei nomi. Sono personaggi fantasma: una pura immagine della mente che si sprigiona esattamente nel punto di mezzo tra il corpo dei giovanissimi performer e la voce dei cantanti.
Così lo straziante agire di Atlante che segrega il corpo del figlio e dei suoi coetanei, e, pur a loro estrema difesa, li manovra come burattini privandoli della libertà. L’affanno del tragos fa così la sua ricomparsa prepotente nel teatro barocco le cui origini ideali affondano nel teatro antico. E la musica dolente di Luigi Rossi rivela quella tenebra che brilla nel cuore nero del Barocco così spesso travisato.
Il tentativo disperato di proteggere il figlio Ruggiero dalla morte, porta il mago Atlante ad architettare un palazzo nel quale saranno calamitati tutti i personaggi dell’Orlando Furioso, ognuno attratto dall’imago di un proprio caro o di un amato in pericolo o ferito. Una volta all’interno del palazzo-labirinto questa folla di giovani rimane prigioniera dell’incantesimo.
Salvi dalla morte per magia, ma sospesi come in un limbo, giovani per sempre, trattenuti dall’amore di un genitore che non sopporta di perderli. Per un tempo limitato, fino all’arrivo di Astolfo e del suo corno magico, che sveglia ed incita gli eroi alla ribellione, i ragazzi, storditi dalle loro vane ricerche, rimangono schiavi ma protetti. Fuori dalle mura del palazzo lasciano gli affanni delle contese, la follia furiosa della guerra, la morte.
Nell’opera Il Palazzo incantato, la scelta di Giulio Rospigliosi di evidenziare l’episodio del palazzo di Atlante nella complessa rete di storie che compone il corpus ariostesco ci pare confermare una volta di più, al di là dell’ovvio interesse per le possibilità sceniche che l’epica offriva alla fantasmagorica macchineria teatrale secentesca, le connessioni tra l’origine dell’opera e il tragico.
Atlante ricorda gli dèi omerici che hanno spesso figli mortali, e patiscono per la loro sorte nelle mischie davanti a Troia. A volte questi figli possono essere salvati da un intervento miracoloso, a volte no. Eracle perde un figlio, Tlepolemo. Ed è noto il contributo di Teti per alleviare le sofferenze di Achille. Sicuramente Enea sarebbe morto se sua madre Afrodite non lo avesse visto in difficoltà. E persino Zeus piange la morte di Sarpedonte.
Prologo, Aria Pittura “Vaghi Rivi”
Atto III scena 6, “Sinfonia”
Atto I scena 2, Recitativo Atlante “Fra tanti altri guerrieri”
Atto III scena 6, “Sinfonia”
Atto I scena 3, Lamento Bradamante “Sol per breve momento”
Atto I scena 9, Recitativo Ruggero “O com'è breve”
Atto II scena 1, Recitativo Ruggero “Deh tu aura cortese”
Atto I scena 12, Choro “Nell'ampia sede”
Atto I scena 10, Aria Fiordiligi “Se mi toglie ria sventura” e Recitativo
Atto I scena 14, Choro “Eccone” e Ballo I
Atto II scena 7, Recitativo e Aria di Prasildo “S'avvien che s'adiri”
Atto II scena 4, Recitativo e Aria Iroldo “Così mai fastose mura”
Atto I scena 15, Choro “Ahi che strana cecità” e Ballo di Fantasme
Atto II scena 12, Duetto di Damigelle “Che non puote sereno sguardo”
Atto II scena 10, Recitativo e Aria di Angelica “Qual si sia”
Atto II scena 9, Recitativo Bradamante “Dove mi spinge amor”
Atto II scena 13, Aria Astolfo “Non tra i fiori”
Atto III scena 7, Aria Marfisa “Si tocchi tamburo”
Atto III scena 8, L'Avignone, Corrente
Atto III scena 8, Arioso Prasildo
IL PALAZZO DI ATLANTE
music by Luigi Rossi
libretto by Giulio Rospigliosi
artistic project
Anagoor
performed by
Sezione Aurea ensemble
stage director
Simone Derai
cast
Silvia Vajente, soprano
Elena Cecchi-Fedi, soprano
Elena Bernardi, soprano/alto
Alberto Allegrezza, tenore/alto
ensemble
Luca Giardini, violin and conductor
Ayako Matsunaga, violin
Andrea Inghisciano, cornett
Hildegard Kuen, viola alto
Rosita Ippolito, viola tenor
Patxi Montero, violone in sol
Alessandro Palmeri, cello
Michele Pasotti, theorbo, baroque guitar
Filippo Pantieri, harpsichord
performers
Viviana Callegari, Mattia Chiaravallotti, Marco Crosato, Giovanni Genovese, Giacomo Marin, Marco Menegoni, Gayanée Movsisyan, Eliza Oanca, Claudia Zanella
costumes
Serena Bussolaro, Simone Derai, Silvia Bragagnolo
Make up
Noemi Sotgia
Video
Moreno Callegari, Simone Derai, Giulio Favotto, Marco Menegoni
cinematography
Giulio Favotto | Otium
cinemtography assistants
Claudio Carraro, Daniele Fraccaro
concept
Moreno Callegari, Simone Derai, Marco Menegoni
production 2013
Anagoor, Sagra Musicale Malatestiana
supported by
Por Fesr project 2007-2013
Il frattempo è il tempo del nostro tempo. Iniziative di promozione aspettando il Teatro Galli
artistic supervision
Alessandro Taverna
sound installation in the Teatro Galli foyer and stairs by
Mauro Martinuz
Elena Bernardi, Marco Menegoni, Gayanée Movsisyan